Notizie dal Sole
 

È di pochi giorni fa la notizia che sia in atto, sulla superficie del Sole, una delle maggiori eruzioni degli ultimi anni, addirittura dal maggio del 2005. L’eruzione, tecnicamente definita “espulsione di massa coronale”, è costituita da una intensa quantità di protoni ed elettroni. Materiali che, in forma di plasma, sono trascinati attraverso il campo magnetico della corona solare (l’involucro più esterno della nostra stella) creando una sorta di nube luminosa.

Tempesta Solare
Vento solare nell’atmosfera terrestre

La NOAA degli Stati Uniti, al secolo National Oceanic and Atmospheric Administration, non dà ottime notizie al riguardo, e i dati forniti sono da non sottovalutare, soprattutto per i sistemi di comunicazione di massa e quelli afferenti i trasporti, soprattutto aerei.
Pare infatti che su una scala di intensità pari a 5, l’eruzione di questa tempesta geomagnetica possa raggiungere entro un breve periodo, un risultato pari a due o a 3, a causa del vento solare prodotto dallo sciame di particelle che si espandono. Il vento solare che raggiunge la magnetosfera – il campo magnetico del nostro pianeta – ad una velocità di 2.200 chilometri al secondo circa, interagisce nell’impatto con le sue componenti. Gli atomi neutri e gli elettroni presenti nella nostra atmosfera, a contatto con le particelle emesse dal sole, sono caricati di energia. Cambiando posizione e tornando poi allo stato iniziale, gli elettroni si scaricano grazie all’emissione di fotoni, costituiti da lampi di luce. Questo crea la formazione di aurore di diversa intensità e colore.

Le immagini inviate dai telescopi della Nasa e dell’Esa – rispettivamente l’osservatorio americano e quello europeo – mostrano una stella luminosa e incandescente, il cui risveglio è iniziato probabilmente già il 19 gennaio, raggiungendo il suo culmine lunedì 23 gennaio alle 4.59.
In vista delle possibili difficoltà di comunicazione satellitare e per evitare interferenze nel sistema di controllo, nei giorni scorsi la Delta Air Lines ha deviato alcune rotte polari, ma gli spostamenti sono stati garantiti con un leggero allungamento sui tempi di volo previsti.
Atteggiamento contenuto, certo, ma volto a non sottovalutare un fenomeno in continua crescita, che mostra come l’attività del Sole non sia più la stessa ormai da tempo.  Da non dimenticare, infatti, che già tra il 1986 ed il 1987 lo “Scientific Journal” dava spazio ad importanti articoli sull’intenso e progressivo aumento dei disturbi magnetici e solari. Già dal finire degli anni ’90, inoltre, le tempeste solari sono aumentate in maniera esponenziale, passando dalle 30-40 l’anno alle attuali 300 e oltre al mese.
Manifestazioni ritenute ormai nell’ordinario, ben sapendo che il Sole è prossimo a raggiungere il suo picco più alto, stimato per il prossimo anno.


Aurora Boreale

Ciò fa si che si diffondano notizie, al riguardo, solo in coincidenza di mutazioni ritenute di un certo rilievo, come quella dei giorni scorsi, e volte a ricercare piuttosto il valore estetico di un’aurora boreale, piuttosto che l’incidenza effettiva che un fenomeno simile possa avere nel compromettere la complessa e fitta  griglia di comunicazione all’interno della quale viviamo.

DISASTRO AMBIENTALE IN FLORIDA

Al largo delle coste di Fort Lauderdale, in Florida, c'è un autentico cimitero subacqueo di circa 700mila pneumatici che si estende per ben 36 ettari. Il suo nome è Osborne Reef e rappresenta il fallimento del tentativo di creare una barriera corallina artificiale a 65 metri di profondità.

Quaranta anni di discarica - Negli Anni Settanta un'associazione no profit di pescatori ha depositato in mare ben 2 milioni di pneumatici nella convinzione che i coralli potessero formarsi e prosperare al meglio sulla superficie dei copertoni. Purtroppo l'esperimento si è trasformato in un disastro ambientale. Nel corso degli anni le gomme si sono corrose a causa delle correnti tropicali e degli uragani, danneggiando in misura notevole l'ecosistema marino circostante. Dal 2007 l'esercito statunitense opera a favore della rimozione dei copertoni.

BOATO NEL LAZIO

Intorno alle 14:00 a Roma, in provincia e su parte del Lazio è stato avvertito e segnalato qualcosa di molto insolito che, a quanto pare, ha turbato una Domenica tranquilla di sole e caldo. Una serie di fortissimi boati sono stati segnalati sia a Roma, sia in provincia che in altre zone del Lazio, come a Viterbo e nel viterbese. Potrebbe seriamente trattarsi di un boom sonico, ovvero un aereo che supera la barriera del suolo che vola a quote “non elevate, non resta che attendere ulteriori aggiornamenti e restare in attesa per capire le cause della serie di boati (cause scoperte, leggere sotto).
Esempio di boom sonicoEsempio di boom sonico
Il boom sonico non è stato uno solo, dato che sono stati segnalati due boati (anche noi abbiamo avvertito un boato prima, un secondo molto più forte con i vetri che hanno tremato). La stessa sensazione è stata segnalata da Nord a Sud della provincia di Roma, fino ai Castelli ed al viterbese, dove a seguito della serie di boati, la gente è scesa in strada impaurita. I sismografi hanno anche registrato una scossa di terremoto, a causa di questi due boati. Stanno iniziando a circolare numerose ipotesi, di sicuro ne sentiremo parlare.
Aggiornamento boom sonico: si sono scoperti i motivi del fortissimo doppio boato. Un aereo libanese, proveniente da Ginevra e diretto a Beirut, è stato scortato a Roma da due caccia che sono appositamente partiti per fronteggiare il presunto allarme-bomba. I due velivoli, per intercettare rapidamente l’aereo, hanno rotto la barriera del suono, dunque si conferma la causa del boom sonico. I passeggeri sono scesi e subito sono entrati in azione il nucleo artificieri e le forze adeguate. La situazione sta rientrando.

Aereo costretto ad atteraggio di emergenza per tempesta di grandine.

OGGI una tempesta di grandine così, difficilmente potranno dimenticarla i 230 passeggeri in volo martedì pomeriggio da Madrid a Buenos Aires. Il velivolo della compagnia aerea spagnola, la Air Europa, è stato "bombardato" da enormi chicchi di ghiaccio a 25.000 piedi d'altezza (7.620 metri). Panico a bordo: ma nonostante il muso e il parabrezza della cabina di pilotaggio siano stati fortemente danneggiati, il pilota è riuscito ad atterrare in sicurezza all'aeroporto internazionale di Ezeiza, nella periferia di Buenos Aires. 

METEORITE IN NICARAGUA.

Ci sarebbe un meteorite all'origine di una misteriosa scossa sentita a Managua e di un cratere di 12 metri di diametro. Lo hanno annunciato le autorità locali. L'impatto, avvenuto in una zona boscosa vicino all'aeroporto internazionale della capitale del Nicaragua, è stato così violento da essere registrato dai sismografi. Non ci sono state vittime.
Gli abitanti della zona hanno raccontato di aver sentito un'esplosione seguita da un turbine di liquidi, sabbia e polvere accompagnato da un forte odore di bruciato.

La portavoce del governo ha precisato che le autorità si metteranno in contatto con l'Istituto americano di geofisica per avere più informazioni su "questo affascinante evento".

"PICCOLA ERA GLACIALE"

Secondo gli scienziati, l’attività del Sole è al suo minimo da 100 anni. Le condizioni sono stranamente simili a quelle prima del minimo di Maunder, un periodo nel 1645, quando un mini era glaciale colpì il mondo.

Un ricercatore crede che la bassa attività solare potrebbe causare grandi cambiamenti climatici, e che c’è una probabilità del 20% che potrebbe portare a grandi cambiamenti nella temperatura globale.
Si sa che secondo molti scienziati, è stata l’attività solare a causare il cosiddetto ‘global warming’ e non l’attività umana, tesi avvalorata dal fatto che da ormai molti anni le temperature globali sono stabili, in coincidenza con la diminuzione proprio dell’attività del Sole.Qualunque misura si utilizza, i picchi solari stanno scendendo, dice Richard Harrison del Rutherford Appleton Laboratory nell’Oxfordshire.
Sono un fisico solare da 30 anni, e non ho mai visto nulla di simile.
Dice che il fenomeno potrebbe portare a inverni più freddi simili a quelli durante il minimo di Maunder. Ci sono stati inverni freddi, quasi una mini era glaciale. Era un periodo in cui il Tamigi gelò.

Mike Lockwood della University of Reading dice che le temperature più basse potrebbero anche influenzare la corrente a getto globale, causando un repentino sconvolgimento dei sistemi meteorologici.
Stimiamo entro 40 anni una probabilità del 10-20% di un entrare in un nuovo minimo di Maunder, ha detto.

Per l'inverno 2014/2015 non si vedranno ancora gli effetti di questa "piccola era glaciale", vedremo come si farà sentire nei prossimi.

ARRETRAMENTO DELLE COSTE DEL MEDITERRANEO

Si chiama Coastal structure, sea-level changes and vertical motion of the land in the Mediterranean lo studio realizzato dall'INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, pubblicato su Special Publication n.388 della Geological Society of London. Nel dettaglio si tratta di una ricerca incentrata sui cambiamenti che hanno interessato le coste del Mar Mediterrano, come ad esempio le variazioni del livello marino e delle linee di costa. Per far ciò sono stati utilizzati 6000 terremoti di magnitudo superiore a 4.5 e dati geodetici di circa 850 stazioni GPS di alta precisione e di 57 stazioni mareografiche distribuite lungo le coste, in pratica dati storici e strumentali di geologia, archeologia e geofisica. I risultati mostrerebbero un continuo innalzamento del livello delle acque nel Mediterraneo di circa 1.8 mm all’anno (3.2 mm su scala globale), in linea con le previsioni dell’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, secondo cui il livello del mare aumenterebbe di circa 1 metro entro la fine del secolo e di oltre 2 entro il 2200.
Le calotte glaciali in Groenlandia e Antartide hanno perso massa negli ultimi due decenni. Stando al V rapporto dell’IPCC i ghiacciai si sono ridotti quasi in tutto il pianeta e la diminuzione stagionale estiva della banchisa artica sta aumentando: in Groenlandia ha perso massa in maniera più veloce negli ultimi anni con un tasso medio di diminuzione che è aumentato da 34 Gt/anno nel 1992-2001 a 215 Gt/anno nel 2002-2011.
Questo comporterebbe un significativo arretramento delle coste e danni alle strutture. Tali cambiamenti sarebbero imputabili ai cambiamenti climatici e al conseguente scioglimento dei ghiacci polari, ai movimenti delle placche tettoniche, ai terremoti e all’attività vulcanica.
“Si è trattato di un lavoro lungo e complesso, iniziato circa 10 anni fa”, afferma Marco Anzidei, primo ricercatore dell’Ingv e coordinatore dello studio, “grazie al quale è stato possibile fotografare la situazione attuale delle coste del Mediterraneo e di come queste siano soggette a deformazioni. L’obiettivo è individuare le zone costiere soggette a particolare subsidenza, dove l’aumento del livello marino è maggiore per il lento e progressivo abbassamento verticale del fondale. Fenomeno che produce, non solo un aumento locale del livello del mare, ma anche l’arretramento e l’erosione della linea di costa, con conseguente restringimento delle spiagge. Per quanto riguarda l’Italia, le zone più a rischio di ingressione marina sono le coste presso la foce del Volturno e del Po, la laguna veneta, alcune località del Tirreno, della Sardegna, della Calabria e le isole Eolie. Lo stesso per le coste della Turchia e della Grecia che non a caso sono anche quelle più sismiche del Mediterraneo. Meno esposte risultano invece le coste pugliesi, in Italia, parte dell’isola di Creta, la costa Israeliana e parte del Nord Africa”, conclude Anzidei.